domenica 11 novembre 2012
Svolta democratica e radicale
mercoledì 17 ottobre 2012
Nuova Rinascita Democratica: Apologo sull’onestà
Apologo sull’onestà
Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti
di Italo Calvino*Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi, benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.
Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.
Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri.
Naturalmente una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche (e tante altre attività più modeste fino allo scippo in motoretta) s’inserivano come un elemento d’imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita.
In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che, usando quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge, e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini, illustri e oscuri, si proponevano come l’unica alternativa globale al sistema. Ma il loro vero effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla.
Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.
Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile.
Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è.
* da Repubblica, 15 marzo 1980 e in “Romanzi e racconti, volume terzo, Racconti e apologhi sparsi”, Meridiani, Mondadori
domenica 14 ottobre 2012
Abolizione della Pensione baby
domenica 30 settembre 2012
La grande accozzaglia
domenica 22 luglio 2012
Una speranza che potrebbe diventare realtà
Viviamo in un Paese in cui la classe politica, ben remunerata, è sempre più radicata e legata alla poltrona del potere, gli amici dei politicanti sono regolarmente sistemati nei posti più ambiti e molto ben remunerati, gli evasori fiscali circolano liberamente, indisturbati e protetti, la delinquenza organizzata prospera e accumula sempre più ricchezza, mentre invece il popolo esangue, paga, soffre in silenzio e continua a subire pedissequamente le intollerabili ingiustizie sociali che si consumano quotidianamente.
In nome del mercato ( speculatori ed evasori fiscali) questo Governo di banchieri, appoggiato e sostenuto da una classe politica connivente, inetta e corrotta sta impoverendo sempre più i ceti meno abbienti, i lavoratori onesti e quanti svolgono il proprio dovere con rettitudine e dedizione. Le regole democratiche sono in discussione, poiché la legge non è uguale per tutti: per i politici, per la cricca e per i furbetti del quartierino è meno uguale.
Certo non è come nel dimenticato ventennio, quando gli oppositori venivano fatti sparire fisicamente, oggi si usa un metodo più elegante, si taccia il dissidente con infamia e lo si addita come golpista, qualunquista, populista, antipolitico o comunista, cercando di metterlo al ludibrio pubblico lanciandogli addosso fango avvelenato.
È sorprendente e paradossale come gli attuali partiti dell’arco costituzionale, di fronte a questo tsunami politico ed economico continuino ancora a rimanere inchiodati al potere.
La gente dovrebbe essere disgustata e nauseata di vedere le facce dei soliti politicanti, purtroppo da molti, troppi lustri, mostrarsi in televisione e sentirli raccontare, prime delle elezioni, sempre la solita monotona tiritera: finanzieremo la scuola pubblica statale, invece finanziano quella privata, finanzieremo la ricerca scientifica, invece i giovani ricercatori sono costretti ad andare all’estero, potenzieremo i mezzi e le risorse per la magistratura e per le forze dell’ordine, invece tagliano risorse e mezzi ad entrambi i corpi, combatteremo la mafia, invece la mafia detta le leggi e le regole ai politicanti, combatteremo gli evasori fiscali, invece questi portano indisturbati i soldi dello Stato (i nostri soldi) nei paradisi fiscali, aumenteremo gli stipendi dei lavoratori e le pensioni minime, invece tagliano posti di lavoro e salassano i lavoratori e i pensionati.
Il tempo verbale che usano è sempre il futuro; il presente è solo per loro che ingrassano sempre più e rafforzano i loro legami di conoscenze e di protezione. I politicanti di professione devono essere licenziati e messi in pensione solo dopo aver maturato i requisiti previsti dalle leggi, che essi stessi hanno approvato per la plebe.
Molti di questi signori non hanno mai lavorato in vita loro, non sanno cosa significhi essere disoccupato, precario, cassaintegrato o come si fa a sopravvivere con poche centinaia di euro al mese.
A partire dalla prossima legislatura dovrebbe essere prioritario sanate le ingiustizie che continuano a consumarsi da tantissimi anni nel nostro Paese e, che offendono la dignità e l’intelligenza delle persone perbene.
Basterebbe correggere solo pochissime iniquità, ma estremamente significative per dare un segnale di svolta e di rottura con il passato e con l’attuale classe politica, ormai obsoleta e fuori dalla realtà:
- abolire le pensioni baby dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tutti coloro che, per effetto delle leggi in vigore, godono di questo assurdo privilegio e con effetto retroattivo;
- abolire la seconda e la terza pensione;
- ridurre drasticamente e con effetto immediato gli stipendi degli amministratori del cda della RAI, dei boiardi di Stato e dei manager di imprese Statali e parastatali;
- fissare un tetto massimo delle pensioni di € 5000-6000 netti mensile;
- abolire qualsiasi vitalizio e/o privilegio in essere che non è contemplato per gli altri cittadini italiani;
- rendere operative le leggi contro i grossi evasori fiscali con applicazione di pene detentive e confisca dei beni fino al risarcimento del danno arrecato allo Stato, più gli interessi maturati, come di norma avviene nei Paesi democratici del Nord-Europa;
- confisca immediata dei beni acquisiti illegalmente fino a quando i possessori, i loro parenti e i loro prestanome non dimostrino la liceità della provenienza.
Non è vero che da questi provvedimenti si ricaverebbero delle briciole, questi risparmi potrebbero servire per dare un sussidio, anche simbolico, ai disoccupati, agli inoccupati e a tutti coloro che hanno difficoltà anche per la normale sopravvivenza quotidiana oppure potrebbero essere utilizzati per finanziare la sanità, la ricerca, la scuola pubblica statale o la magistratura, ecc. ecc.
Un nuovo Parlamento di forze giovani è auspicabile e necessario, per realizzare questo meraviglioso sogno della stragrande maggioranza degli italiani e, sarebbe possibile sin nei primi 100 giorni della prossima legislatura.
La realizzazione di questi 5 punti e, il contestuale azzeramento dell’attuale classe politica, potrebbe rappresentare per noi, comuni mortali: a. la più grande rivoluzione democratica mai avvenuta sulla faccia della terra; b. la migliore opera di correzione più umiliane e di espiazione che si potrebbe infliggere alla casta avida di potere e di denaro.
Per il momento, si può solo fantasticare con la mente, sono solo idee peregrine. Purtroppo, la politica di questi sovrani è sempre stata quella di promettere mari e monti e di creare attorno a sé una vasta rete di clientelismo politico e di consociativismo molto forti ed estremamente radicati su tutto il territorio nazionale che li protegge e li sostiene elettoralmente.
domenica 1 luglio 2012
I have a dream
domenica 26 febbraio 2012
Finalmente ingiustizia è fatta
Pensare che questo signore potrà, con l’appoggio della quasi totalità degli schieramenti politici, essere il nostro probabile prossimo capo di Stato. Questa idea fa rabbrividire e mette in forte disagio e allo sberleffo i cittadini italiani perbene, i quali si sentono disarmati e sfiniti per non poter cambiare le sorti della storia del Paese. Sono anni che subiamo, in modo pedissequo e con molta rassegnazione, violenza psicologica, vessazioni, menzogne, narrazioni miracolistiche, promesse e, prese per i fondelli. Ciò sta avvenendo in attesa del Papa Nero.
Non abbiamo bisogno di una guida, perché le guide portano male, la storia insegna. Quando si delega un soggetto alla guida del Paese, aumentano i disastri e le sciagure per la quasi totalità dei cittadini, a vantaggio di una piccola minoranza costituita di corrotti, depravati e soggetti privi di scrupoli.
Impariamo a leggere la nostra storia nazionale contemporanea.
Oggi stiamo male perché la classe politica ha approfittato della ricchezza dello Stato, facendo pagare con tasse e riduzione dei salari tutti i cittadini e, penalizzando sempre più le famiglie, i giovani, i disoccupati e i cosiddetti scoraggiati.
Rendiamoci conto che il Papa Nero siamo noi; solo se ci uniamo possiamo mandare a lavorare tutti i politicanti, i quali non hanno mai esercitato un’attività professionale, se non attraverso il partito di appartenenza o quella di Parlamentare.
Uniti, possiamo eliminare la professione di Parlamentare, la pensione baby e i vitalizi legati a questa attività e, con effetto retroattivo.
Il ruolo del Parlamentare deve diventare una funzione nobile, rispettabile e onorevole. Scegliamo i nostri rappresentanti solo per 2 (due) legislature, dopo le quali essi riprenderanno la propria attività lavorativa e andranno in quiescenza quando avranno maturato i requisiti previsti dalle leggi vigenti, con retribuzione adeguata ai contributi versati.
Questa regola deve essere estesa a tutti i cittadini italiani senza distinzione alcuna. Non è accettabile che ci siano privilegiati che continuano a percepire la pensione e il sostanzioso e, ingiusto, vitalizio.
Non dovremmo più prescindere dai seguenti obblighi per i parlamentari nazionali, regionali e provinciali, per presidenti di Regione e di Provincie (le Provincie meglio se eliminate):
- Vincolo di soli 2 mandati;
- Adeguamento delle retribuzione dei politici agli standard europei;
- Abolizione di qualsiasi vitalizio con effetto retroattivo;
- Abolizione di doppie, triple, quadruple, ecc. retribuzioni stipendiali;
- Divieto di esercitare un mandato in un partito/movimento diverso da quello per cui sono stati eletti;
- Abolizione della indennità di primo ministro, ministro, sottosegretario, presidente di commissione e di qualsiasi altro incarico pubblico e/o privato;
- Approvazione legge contro l’evasione fiscale: confisca beni e pene detentive;
- Reddito minimo garantito per cassa-integrati, senza lavoro e scoraggiati;
- Incremento dei redditi minimi a € 13.000 netti per le famiglie meno abbienti;
- Reddito minimo garantito di € 500 per i giovani in cerca di prima occupazione.
martedì 3 gennaio 2012
Le intenzioni dei politicanti di professione
1. dimezzare il numero dei parlamentari;
2. adeguare lo stipendio dei parlamentari agli standard europei;
3. eleggibilità per massimo 2 mandati parlamentari;
4. abolire i vitalizi e i doppi/tripli compensi stipendiali e/o pensioni;
5. eliminare le liquidazioni di centinaia di migliaia di euro o milionarie di manager pubblici;
6. fissare un tetto massimo per le pensioni: € 5000/€ 6000 mensile;
7. promulgare e applicare serie leggi detentive per combattere l'evasione fiscale;
8. confiscare e socializzare i beni acquisiti illegalmente;
9. raddoppiare le pensioni minime;
10. garantire ai giovani in cerca di lavoro e ai disoccupati un stipendio minimo garantito.